“Legge Brambilla ’25: Diritti degli animali e Difficoltà dei Proprietari tra Cure e Costi”
Riflessione civile sulla Legge Brambilla ’25
Lettera aperta: Il mio cane ha dei diritti. Io no?
Riflessione civile sulla Legge Brambilla ’25
Gentili rappresentanti delle istituzioni, colleghi cittadini, professionisti del settore veterinario,
scrivo questa lettera non come esperto, ma come persona. Come padre di famiglia e, soprattutto, come proprietario di un cane, Pongo, che da anni rappresenta parte della mia quotidianità, delle mie abitudini, della mia affettività.
Da quando è entrata in vigore la Legge Brambilla ’25, ho sentito parlare spesso di “svolta epocale”, di “riconoscimento giuridico degli animali come esseri senzienti”, e di nuovi strumenti a disposizione delle autorità e dei consulenti per contrastare maltrattamenti, abbandoni, illegalità diffuse (* andare in fondo all’articolo).
Vedere riconosciuto il valore del legame uomo-animale è un passo avanti, anche per chi, come me, ha sempre trattato il proprio cane come parte della famiglia.
Eppure, proprio perché amo Pongo, sento il bisogno di sollevare una questione tanto concreta quanto taciuta: cosa succede quando ai nuovi diritti degli animali non corrispondono diritti equivalenti per chi li ama e li accudisce?
Quando curare diventa un lusso
Da quest’anno, ogni cura deve rispettare rigidi protocolli: visite regolari, profilassi obbligatorie, interventi tempestivi per ogni segnale di sofferenza. Pena: sanzioni amministrative e, nei casi più gravi, procedimenti penali.
Sul principio, nulla da dire: Pongo merita il meglio. Ma chi stabilisce chi può permetterselo?
Le tariffe delle strutture veterinarie – specialmente quelle gestite da grandi gruppi privati – sono aumentate in modo vertiginoso. Una visita di controllo può costare più di un pieno di carburante. Un’emergenza notturna? Centinaia di euro, subito o con poche alternative.
Assicurazioni veterinarie? Costose e con numerose esclusioni.
Veterinari indipendenti ? Sono sempre di meno: molti si stanno adattando a listini imposti, altri hanno chiuso, altri sono stati inglobati da reti commerciali.
Il valore (non solo economico) degli ambulatori veterinari indipendenti
Rischiamo di perdere un bene prezioso: gli ambulatori veterinari indipendenti, spesso a gestione familiare, dove il medico conosce il tuo cane per nome, ricorda la sua storia e propone cure personalizzate. Questi ambulatori offrono un servizio professionale di alto livello, senza logiche commerciali esterne, rendendo la cura più accessibile e umana.
Se dovessero sparire o venire assorbiti da grandi gruppi, perderemmo non solo un modello di cura etico e relazionale, ma anche una forma di tutela economica per molte famiglie.
Un diritto che rischia di essere per pochi
Il rischio è evidente: cani con padroni benestanti avranno diritto a tutte le cure; gli altri rischieranno il canile, l’abbandono o di essere vittime di una legge nata per proteggerli.
E noi, cittadini affezionati ma economicamente in difficoltà, dove siamo?
Chiediamo equilibrio: la legge riconosce “esseri senzienti”, ma anche chi li ama ha sentimenti, responsabilità e limiti.
Una proposta concreta e attuabile
Continuare a curare Pongo è un mio dovere, e rinunciare non è un’opzione. Tuttavia, l’attuale sistema sanitario veterinario esclude chi non ha mezzi economici adeguati, rendendo difficile garantire il benessere degli animali da compagnia in molte famiglie.
Per affrontare concretamente il problema, occorrono misure operative:
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Stipula di convenzioni comunali con ambulatori veterinari, per garantire tariffe calmierate a cittadini in difficoltà economica.
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Istituzione di fondi pubblici destinati al sostegno veterinario per famiglie a basso reddito, con accesso regolamentato tramite ISEE.
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Introduzione di detrazioni fiscali effettive per le spese veterinarie, che superino i limiti attuali e abbiano un impatto reale sui bilanci familiari.
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Valorizzazione e sostegno agli ambulatori veterinari indipendenti, riconoscendone il ruolo cruciale nel tessuto sociale e sanitario del territorio.
Conclusione
La Legge Brambilla ’25 ha dato nuova dignità agli animali, ma senza strumenti concreti per i cittadini, rischia di diventare un’utopia per pochi e una trappola per molti.
Chiedo che si ascolti anche la voce di chi vive questo rapporto ogni giorno, con amore e fatica.
Perché Pongo ha dei diritti. Ma anche io.
Con rispetto
Edoardo, un cittadino qualsiasi che ama il proprio cane.
*Chi volesse approfondire la normativa e le ricadute in ambito giudiziario può leggere l’articolo precedente di approfondimento a cura di un “veterinario forense”, che evidenzia i passi avanti sul piano legale: Legge Brambilla 25 tutela animali e ruolo del veterinario forense.
Dr Edoardo Gonzaga – Medico Veterinario – Livorno
tel: 3492309408 email: info@veterinariogonzaga.it www.veterinariogonzaga.it